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Torre Almonte dal Medioevo ad oggi

Torre Almonte è un esempio significativo di costruzione adatta a soddisfare nel medioevo sia esigenze specificatamente militari, sia necessità puramente abitative e rappresenta ancora oggi uno dei punti peculiari della “rosa” dei castelli del territorio tuderte. 

Poco note risultano a tutt’oggi le vicende della sua costruzione. L’appartenenza alla 
illustre famiglia Atti è testimoniata da una ricca documentazione che inizia dal XV sec. e dallo stemma in pietra murato molto in alto sulla facciata (una palma di dattiri o dattili con un leone rampante in piedi, dall’una parte e dall’altra parte). 

L’edificio è costituito da due diversi corpi. Il primo è una torre quadrata di poderoso impianto che fu costruita, al pari di tante altre simili sparse nel territorio di Todi, tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo; mentre il secondo, che costituisce un vero e proprio ampliamento della prima, sembra risalire agli ultimi anni del Trecento o ai primi del Quattrocento. L’interno conserva la primitiva porta d’ingresso del primo corpo; per il resto uniforme è la suddivisione degli spazi dei cinque livelli dell’edificio. 

Come detto, Torre Almonte appartenne alla famosa e potente famiglia Atti di Todi, proprietaria di molte fortezze intorno alla città. La denominazione Almonte va ricondotta ad Almonte di Bartolomeo 
(nato alla fine del XIV sec.), al quale si deve l’ampliamento della primitiva torre d’avvistamento. Fu Ludovico, figlio di Almonte di Giovan Bernardino e marito di Elena Matalucci, a dare in dote il fortilizio di Frontignano, con tutti i fondi pertinenti e i relativi edifici, alla figlia Barbara andata in sposa a Felice Tobioli.

Con questo matrimonio- e con la relativa dote- la memoria della famiglia Atti viene a Frontignano completamente offuscata. Da questo momento in poi la torre e gli stessi possedimenti ad essa connessi saranno, per almeno due secoli, legati al nome della famiglia Tobioli. Nella seconda metà dell’Ottocento la torre venne in possesso della famiglia Mazzocchi-Alemanni.
Nel 1909 fu acquistata da Emilia Macciò in Fani di Perugia.
Fu poi nella disponibilità di una ricca famiglia tuderte.
Dal 1990 è di proprietà di Enrico Menestò e Raffaella Gabetta.

Di Barbara Atti resta poetica memoria nel sonetto Todi di Gabriele D’Annunzio che con ogni probabilità visitò la torre durante uno dei suoi soggiorni tuderti, ospite di Annibale Tenneroni.